Come scegliere i KPI giusti per la tua impresa: guida pratica e strategica
Dati che contano, decisioni che pesano. Una guida concreta (e un po’ scomoda) per chi ha il coraggio di guardare davvero dentro la propria azienda.
Questo articolo amplia i contenuti introdotti nel post pubblicato da Giulio su Sapere&Fare nel novembre 2024. Ma non è solo un approfondimento tecnico: è anche un invito a non farsi anestetizzare dai numeri sbagliati. Perché misurare “tanto” non significa misurare “bene”.
1. Prima cosa da sapere: non esistono KPI “giusti” in assoluto
Ogni azienda è unica. I suoi obiettivi, il settore, il momento di vita e la strategia definiscono quali KPI (Key Performance Indicator – Indicatori Chiave di Prestazione) servono davvero. E poiché la strategia cambia, anche i KPI devono poter cambiare.
Troppo spesso però si copiano indicatori da modelli preconfezionati o da competitor senza chiedersi: ma cosa serve davvero alla mia azienda, adesso?

2. Tre famiglie di KPI da conoscere (e usare)
KPI Economici
Indicano la redditività e l’efficienza operativa: Margine di contribuzione, EBITDA (Risultato operativo lordo prima di interessi, imposte, deprezzamenti e ammortamenti), ROE (Return on Equity – Redditività del Capitale Proprio), ROS (Return on Sales – Redditività delle Vendite).
Pro: valutano redditività e permettono confronti con i competitor.
Contro: arrivano in ritardo; non riflettono la struttura finanziaria; guardano spesso solo allo specchietto retrovisore.
KPI Finanziari
Monitorano la sostenibilità finanziaria: Cash flow (Flusso di cassa), Current Ratio (Indice di liquidità corrente), Debt/Equity (Rapporto tra debito e capitale proprio), Tempo medio di incasso.
Pro: segnalano rischi di liquidità prima che diventino problemi.
Contro: possono essere distorti da fattori esterni; non sempre raccontano il cuore del business.
KPI non economico-finanziari
Misurano produttività, qualità, tempi. Sono spesso anticipatori e legati agli obiettivi operativi.
Pro: collegati alla cultura aziendale; trasformano gli obiettivi in azione.
Contro: più soggettivi; meno adatti al confronto esterno.
3. Come costruire la tua mappa KPI
Il metodo è semplice. Eppure, pochissimi lo applicano. Per ogni area critica (es. Produzione, Qualità, Logistica, Customer Satisfaction), identifica quei KPI che fanno davvero la differenza. Non quelli che “si usano di solito”. Quelli che ti aiutano a decidere.
Caso pratico: una PMI manifatturiera e i suoi KPI
Produzione: OEE (Overall Equipment Effectiveness – Efficienza Globale degli Impianti), Tasso di utilizzo impianti, Prodotti per ora/turno
Qualità: % scarti, Tasso difetti, Costo della non qualità
Logistica: OTD (On Time Delivery – Indice di Puntualità delle Consegne), Lead Time (Tempo medio di attraversamento della produzione), Rotazione magazzino
Customer Satisfaction: % clienti che riordinano, Reclami, Survey (Indagine di soddisfazione) di soddisfazione
Checklist per costruire il tuo set KPI
- Hai chiarito gli obiettivi strategici e operativi della tua impresa?
- Hai identificato KPI in tutte e tre le categorie (economici, finanziari, non economico-finanziari)?
- Hai assegnato un responsabile e una frequenza di aggiornamento per ogni KPI?
- Sai in quale area (Produzione, Qualità, Logistica, Customer Satisfaction) ciascun KPI impatta?
- Hai integrato questi KPI in una dashboard chiara, leggibile e fruibile?
Conclusione: guarda avanti, non solo nello specchietto
Un KPI utile è come un faro: illumina prima, non dopo. È scomodo, perché ti obbliga a scegliere dove guardare. Ma è lì che si gioca il futuro.
Se la tua dashboard ti rassicura sempre… forse non sta misurando ciò che conta davvero.
Se ti sei perso l’articolo introduttivo di Giulio, lo trovi qui: https://creabi.it/come-scegliere-i-kpi-giusti-per-la-tua-impresa/